Il progetto MAD si è concluso il 31 gennaio 2021

Il progetto nasce da un protocollo frutto della concertazione avviata con la Prefettura da parte di venti Comuni della bassa Valle di Susa, che è culminato con la firma di un protocollo d’intesa stipulato il 14 maggio del 2016 per l’accoglienza di 112 persone.
Il protocollo “per l’accoglienza diffusa in Bassa Valle di Susa” è stato dichiaratamente ispirato al sistema nazionale Sprar del Ministero dell’Interno e all’esperienza di micro accoglienza sperimentata fin dal 2011 in Val Brembana a Breno (BS) che coinvolge più Comuni e soggetti del privato sociale.

L’accordo con Avigliana Ente capofila coinvolge i comuni di Almese, Buttigliera, Condove, Novalesa, Sant’Ambrogio, Sant’Antonino, Susa; Borgone, Caselette, Chianocco, Chiusa di San Michele, Mattie, Mompantero, San Didero, San Giorio, Villar Dora e Villar Focchiardo, Caprie e Vaie.

Il protocollo in sintesi prevede che i Comuni diano volontariamente la disponibilità ad accogliere richiedenti asilo e rifugiati: in totale fra i venti Comuni saranno ospitate 112 persone ripartite in piccoli numeri (da un minimo di quattro a un massimo di dodici). I richiedenti asilo dovranno essere ospitati presso normali abitazioni private reperite sul mercato. La Prefettura di Torino da parte sua si impegna a non inviare ulteriori profughi sul territorio ed a corrispondere 35 euro pro-die a persona, senza ribasso economico all’Ente capofila per i costi di gestione dell’accoglienza. Un tavolo di  coordinamento degli Enti monitorerà l’andamento del progetto e verificherà il rispetto degli standard di qualità del servizio. Il comune di Avigliana in qualità di capofila del protocollo d’intesa è invece legalmente responsabile dell’attuazione del progetto nei confronti della Prefettura. La gestione operativa del progetto, secondo le linee previste dal Protocollo, prevede invece l’affidamento ad imprese sociali con comprovata esperienza nel settore e conoscenza del territorio.

Nel maggio del 2016 è stata l’associazione temporanea d’impresa (ATI) composta da Coop. Orso (capofila), Coop. Amico, Coop. Frassati, Diaconia Valdese e Fonda zione Talità Kum ad aggiudicarsi il bando per la gestione della micro accoglienza diffusa in Valsusa.
Il progetto presentato dall’ATI si caratterizza in particolare per i seguenti aspetti: capacità di sviluppare sinergie dalle differenti specifiche competenze ed esperienze di ciascuna delle cinque organizzazioni; presenza storica sul territorio; capacità di garantire una presenza diffusa su un territorio vasto ed eterogeneo; rispetto dell’autonomia e delle scelte delle persone accolte con l’obiettivo di evitare un modello assistenzialista che vede i destinatari come soggetti passivi ed incapaci di sviluppare efficaci progettualità di vita. L’organizzazione per la gestione del progetto prevede l’attivazione di due poli denominati “centri servizi dell’accoglienza” a cui gli ospiti possono autonomamente accedere in base alle loro esigenze relative all’assistenza legale, socio-sanitaria ed ai percorsi d’integrazione socio-economica. Gli operatori inoltre svolgono le loro attività in modo coordinato e trasversale su differenti equipe di lavoro, composte su base funzionale e territoriale. L’organigramma è strutturato con un coordinatore generale del progetto e due coordinatori territoriali (alta e bassa Valle) mentre gli operatori possono far riferimento ad un referente di “micro-equipe” a cui è affidata l’accoglienza di un massimo di venti persone”. La Coop Amico cooperativa di tipo B (almeno il 30 per cento dei lavoratori deve essere composto da soggetti svantaggiati) si occupa invece esclusivamente di curare l’allestimento e la manutenzione di tutti gli alloggi (ne sono previsti circa 28 Nella gestione del progetto sono attualmente coinvolti trenta operatori in pianta stabile oltre ad un numero variabile di consulenti e collaboratori in base alle specifiche esigenze (servizi di mediazione linguistica e culturale, servizi di tutela psicologica etc.).

Il progetto ha preso il via nel giugno del 2016 con l’arrivo dei primi quattro ospiti. Nel corso dei primi tre mesi gli sforzi si sono concentrati soprattutto sulla ricerca degli alloggi e sulla messa a punto della macchina organizzativa. Gli amministratori locali sono stati fin dall’inizio un soggetto attivo e sempre presente in tutte le fasi di realizzazione del progetto. Le riunioni mensili del tavolo di coordinamento del protocollo d’intesa hanno visto la partecipazione della quasi totale maggioranza di sindaci ed assessori coinvolti. Gli incontri oltre ad avere funzione di controllo e monitoraggio sull’andamento delle azioni, sono state anche un momento di confronto, in particolare sulle strategie comuni da adottare in tema di volontariato e inserimento lavorativo. Sono stati organizzati momenti informativi aperti alla popolazione in tutti i Comuni già interessati dall’arrivo di profughi con modalità che permettessero anche uno scambio fra la cittadinanza e i nuovi residenti della micro accoglienza. I funzionari delle amministrazioni coinvolte ed in particolare quelli del comune capofila Avigliana sono pienamente coinvolti nella gestione amministrativa ed operativa del progetto, agevolando in maniera determinante il lavoro di rete con la Prefettura di Torino, gli Enti ed i soggetti gestori dell’ATI.

Il rapporto con la popolazione locale è sempre stato in questi primi mesi collaborativo ed aperto al confronto. Le rivolte xenofobe e l’ostilità contro i migranti viste dalla Valsusa sembrano appartenere ad altri mondi lontani. Associazioni, parrocchie e società civile si sono mobilitate in ogni centro della Valle per agevolare l’arrivo dei profughi e sostenere il progetto. Grazie alla collaborazione delle comunità locali sono nate anche alcune inattese esperienze di scambio e d’incontro. Gli ospiti del comune di Chiusa di San Michele hanno partecipato durante l’estate con i giovani del Paese ad un progetto di riqualificazione urbana. La squadra degli eco-volontari del comune di Avigliana ha accolto fra le sue fila cinque nuovi volontari; sempre ad Avigliana è nato uno spazio denominato “sport migrante” aperto a tutta la popolazione dove settimanalmente si può praticare basket e pallavolo.

Il progetto avviato in Valsusa, richiede sicuramente tempi più lunghi per essere valutato soprattutto in riferimento alle ricadute sociali. La capacità del progetto di garantire efficaci percorsi di autonomia e di tutela delle persone accolte è ancora tutta da verificare così come la sostenibilità e la potenzialità rigenerativa per i territori ospitanti. I primi riscontri sull’andamento del progetto sembrano però confermare che il modello di accoglienza basato su piccoli numeri diffusi sul territorio, sul coinvolgimento responsabile delle comunità locali e sulla collaborazione costruttiva e vigile con il privato sociale, può efficacemente rappresentare una risposta strutturata che ribalta la logica dell’emergenza e garantisce un’accoglienza responsabile e degna di un Paese civile.

Il primo bando (giugno 2016 / dicembre2017) si è concluso a marzo 2018, dopo una proroga tecnica di 3 mesi.
Il secondo bando (aprile 2018 / dicembre 2019) è stato prorogato fino a giungere alla chiusura.
Sono purtroppo venuti a mancare i presupposti di regia degli enti locali all’interno dei protocolli di accoglienza dei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) della cui rete MAD faceva parte.